ALESSANDRA
V A G H I
Olio su tela - 150x100
2022

"…
Sazio della vita
dei condannati,
arrossa i seggi divini
con sangue scarlatto.
Si oscura la luce del sole
nelle estati venture:
il tempo minaccia.
…
I lacci si spezzeranno
e il lupo correrà.
Molte scienze ella conosce:
“Da lontano scorgo
il destino degli dèi”.
…
Tempo di asce, tempo di spade
s'infrangeranno scudi,
tempo di venti, tempo di lupi,
prima che il mondo crolli.
…
Si attorce Jǫrmungandr
nello jǫtunmóðr.
Il serpente flagella le onde,
mentre l'aquila stride:
dilania i cadaveri, pallida.
Naglfar salpa…
… Verranno di Múspell
sul mare le genti,
e Loki tiene il timone.
…
Surtr viene da sud
col veleno dei rami.
Splende la spada,
sole degli dèi caduti."
Edda Poetica – estratti del Vǫluspá
(La profezia della Veggente)
La Vǫluspá:
“La Vǫluspá è il gioiello dell’Edda Poetica. Opera di un poeta islandese di vigoroso talento, ancorché pagano, vissuto probabilmente intorno alla prima metà del X secolo, la Vǫluspá si configura come la visione di una sinistra profetessa [vǫlva] che Odino ha evocato affinché riveli per intero la sapienza nordica, i segreti delle cose primordiali e i destini del mondo. E così, in una sessantina di strofe, la Veggente disegna la creazione dell'universo, racconta dell'età dell'oro e della guerra che oppose gli Æsir ai Vanir, narra della morte di Baldr, vola dalle fonti del destino ai dirupi infernali, dalle radici del frassino Yggdrasill ai confini del mondo, per concludersi col terrificante racconto della distruzione, e quindi della rinascita, dell'universo.
La Vǫluspá si configura insomma come una vera e propria summa mythologiæ scandinava. Tra balenii epocali e schegge d'apocalisse, è senza alcun dubbio uno più bei poemi mitologici di ogni tempo e di ogni paese.”
Cit. Bifrost.it (Vǫluspá)
Premessa:
Il castigo di Loki
Dopo aver causato con l’inganno la morte di Baldr -figlio di Odino e dio legato al sole e alla benevolenza-, Loki venne catturato e portato in una caverna molto profonda: qui, gli dei di Ásgarðr portarono anche i suoi figli, Vali e Narvi, e trasformarono Vali in lupo cosicché sbranasse suo fratello. Poi presero le interiora di Narvi e legarono Loki a tre rocce appuntite. La dea Skaði, infine, prese un serpente e lo posizionò su una roccia soprastante: ogni volta che il serpente spruzzava veleno, questo finiva direttamente in faccia a Loki e, per ogni goccia di veleno finita negli occhi, per il dolore, Loki si dimena così forte da scatenare i terremoti.
Loki rimarrà incatenato fino al Ragnarǫk.
“Una folata di goccioline mi ha schizzato la faccia. Per un istante non c’è stato dolore.
Poi c’è stato.
Ho cominciato a urlare.
Il dolore è durato a lungo. Cieco, bruciante, inesprimibile: io mi contorcevo e mi dimenavo nelle mie catene. Il serpente faceva lo stesso, sibilando veleno. Una tenda rossa di tormento è calata su ogni cosa.”
Joanne Harris
“The Gospel of Loki”
Lo scenario del Ragnarok
Nell’escatologia scandinava, il Ragnarok è l’evento che segna la fine dei tempi: il Crepuscolo degli dei.
Questi si scontreranno con i giganti, in una battaglia in cui entrambi periranno -una guerra tra il bene e il male-, mentre il cielo e la terra bruceranno alla fine di tutto. Gli dèi non potranno fare nulla per impedirlo.
La morte di Balder (figlio di Odino, dio legato al sole), ucciso da Loki tramite l’inganno, è il primo segnale che preannuncia il Ragnarok. Questo episodio è la scintilla che porterà all’inevitabile susseguirsi di una serie di eventi che sfoceranno nella battaglia finale, impedendo agli dèi di sfuggire al proprio destino.
A conferma di questo, giungerà un terribile inverno che durerà ben tre anni, distruggendo i raccolti e costringendo il genere umano a temperature estreme. Con questo lunghissimo inverno si segnerà la fine della civiltà e dell’ordine nel popolo di Miðgarðr: gli uomini dimenticheranno le loro tradizioni, combatteranno tra loro per le ultime risorse rimaste, fratello contro fratello, figli contro i padri, abbandonandosi a un profondo nichilismo. Le asce di guerra saranno sempre intrise di sangue, e tra gli abitanti di Miðgarðr scoppierà il caos.
I lupi Skoll e Hati, stirpe di Fenrir (il gigantesco lupo, uno dei mostruosi figli di Loki), che dall’inizio dei tempi danno la caccia al Sole e alla Luna attraverso i cieli, riusciranno a raggiungerli e li divoreranno, mentre tutte le stelle bruceranno e cadranno dal firmamento. Senza Sole e senza Luna, il mondo sarà privato della luce e la Terra sarà destinata a precipitare in una tenebra eterna.
Tre galli annunceranno l’arrivo del Ragnarok: il primo avviserà i Giganti, il secondo il regno di Hel (regno dei morti), e il terzo, dalla cima di Yggdrasil, avvertirà gli Dèi.
Questo sarà l’Inizio della Fine.
Yggdrasil, il grande Frassino che contiene i Nove Mondi nei suoi rami e radici, tremerà, scuotendo l’universo con potenti terremoti che squarceranno la Terra, creeranno enormi creme nel cielo e distruggeranno intere montagne.
In questo modo, tutte le catene si spezzeranno: Loki e suo figlio Fenrir (il grande lupo), si libereranno dalla lunga prigionia e vagheranno per il mondo seminando morte e distruzione. Anche Jǫrmungandr, il serpente colossale, figlio di Loki, finora confinato nelle profondità oceaniche, riemergerà dalle acque, provocando maremoti e inondando valli; con il suo potente veleno contaminerà gli oceani uccidendo ogni forma di vita marina.
Naglfar, la nave infernale guidata da Loki, lascerà la spiaggia dei morti per trasportare l’esercito del male.
Fenrir avanzerà a fauci spalancate, così enormi da riuscire a toccare cielo e terra con le due estremità, distruggendo tutto ciò che incontrerà sul proprio cammino.
Surtr “il nero”, il gigante di fuoco e sovrano del Regno del Caos, distruggerà la Terra con la sua enorme spada infuocata, e i mostruosi abitanti di Múspelheim ("terra delle fiamme") avanzeranno da Sud sotto il suo comando, lasciando dietro di loro un inferno di fiamme, e raggiungeranno Bifrost, il ponte arcobaleno che conduce ad Ásgarðr, che crollerà sotto il loro peso.
Tutto il male dell’universo si radunerà in quel luogo, in quel momento.
Descrizione dell’opera:
Loki è appena evaso dalla sua prigionia, ed è pronto a dichiarare vendetta agli dei di Ásgarðr.
La fine dei tempi è imminente.
L’immagine fonde tre momenti idealizzati del Trionfo di Loki.
In primo piano troviamo il dio del fuoco alla guida di Naglfar, la nave infernale costruita con le unghie dei morti; lo sguardo fiero e vittorioso è ancora rosso e segnato dalle torture inflitte dal veleno del serpente durante la prigionia, e le cicatrici sulla bocca sono solo un brutto ricordo di un passato in cui gli dei di Ásgarðr decisero di cucirgli la bocca per porre fine ai suoi inganni. La posa di Loki sul vascello ricorda quella del Caronte di Gustave Doré ma, mentre quest’ultimo si limita a trasportare le anime dei dannati, Loki raduna un vero e proprio esercito di non morti, composto da tutti coloro che erano morti in modo indegno.
Sull’estremità di Naglfar è scritto a caratteri runici, in norreno antico, un estratto del “La Vǫluspá”
“Snýsk Jǫrmungandr
í jǫtunmóði;
Naglfar losnar.
Festr mun slitna,
en freki rinna.
framm sék lengra
of ragna rǫk.”
“Si attorce Jǫrmungandr
nello jǫtunmóðr.
Naglfar salpa.
I lacci si spezzeranno
e il lupo correrà.
Da lontano scorgo
il destino degli dèi.”
In basso a destra, nel mare, si dimena Jǫrmungandr, l’enorme e mostruoso serpente, talmente lungo da poter avvolgere il mondo con il suo corpo. È uno dei figli Loki che combatteranno al suo fianco durante il Ragnarok.
Jǫrmungandr svolge anche il ruolo di uroboro, il serpente che si morde la coda, simbolo di come --con il Ragnarok- potrà iniziare un nuovo ciclo cosmico, la fine ciclica del mondo, a cui seguirà una nuova creazione, a sua volta seguita da un altro Ragnarok, e così via, per tutta l’eternità.
La creazione e la distruzione sono come punti alle estremità opposte di un cerchio, dove non si può raggiungerne uno senza incontrare l’altro.
Questo Jǫrmungandr del dipinto è raffigurato con la testa di murena -essendo un serpente marino- mentre l’estremità presenta il crepitacolo di un serpente a sonagli, questo per ricordare la sua discendenza dal dio degli inganni.
In secondo piano troviamo sempre Loki Trionfante, con le braccia aperte in un gesto ampio e potente, come se da un momento all’altro scendesse in picchiata a consumare spietato la sua vendetta. La posa raffigurata è una mera citazione del dipinto di Mihály Zichy, “The Triumph of the Genius of Destruction”, datato 1878.
Dietro ancora, un Loki in veste di “giudice divino” sormonta la composizione, fermando il tempo, e imperioso si volge agli dei Ásgarðiani maledicendoli, mentre il gallo annuncia l’inizio del Ragnarok, proprio come le sette trombe annunciano l’Apocalisse.
Sullo sfondo Notre Dame sta bruciando, ecco i motivi di questo soggetto:
in primis il rosone, simbolo del sole, rimanda alla morte di Balder (dio legato, appunto, al sole), evento dal forte significato: gli dei e l’universo non possono sottrarsi al proprio destino.
Inoltre, la licenza poetica di inserire questi elementi architettonici deriva da un aneddoto legato a un’esperienza personale: il quindici aprile 2019, nel momento esatto in cui mi comunicarono dell’incendio della cattedrale parigina (per la precisione, cinque giorni dopo aver pubblicato sul web un mio dipinto raffigurante Notre Dame de Paris), ero ad assistere al Requiem di Mozart all’interno di una chiesa gotica a Milano (Santa Maria del Carmine).
Dopo aver visto sul telefono le immagini della cattedrale infuocata, m’immersi maggiormente in quell’atmosfera cupa e potente dominata da voci che, in incessante e inquietante galoppo, descrivevano le note di quel capolavoro senza fine. Un turbinio di immagini sconvolgenti cominciò a palesarsi nella mia mente, facendomi perdere in uno stato di forte sgomento. Mi concentrai su ciò che mi circondava, e cominciai a sentire un caldo opprimente; per un attimo fu come vedere delle fiamme altissime divampare infernali alle spalle del coro, posto all’altezza del transetto, che in quell’attimo stava intonando forte il Dies irae.
Fu come se il caos si fosse palesato in una visione.
Il Ragnarok.
Alessandra Vaghi