ALESSANDRA
V A G H I
Olio su tela - 120x100
2021

Nella mitologia norrena Balder, figlio di Odino e appartenente alla famiglia degli Asi, era considerato la divinità della benevolenza, e la sua figura e il suo mito fanno immaginare un legame con il Sole. Egli viene descritto nei poemi come il più bello degli dèi, splendente di luce propria e i suoi capelli sono candidi come la neve.
<Nulla esiste che non ami il sole. Ci dà calore e vita; scioglie l’aspra neve e il ghiaccio dell’inverno; fa crescere le piante e sbocciare i fiori. (…). Il viso di Balder splendeva come il Sole: era così bello che illuminava ogni luogo in cui entrava. Balder era il secondo genito di Odino, e suo padre lo amava, come tutto e tutti lo amavano. Era il più saggio, il più gentile, il più eloquente degli Aesir. (…) Non c’era niente che non andasse nella vita e nel mondo di Balder, tranne una cosa.
Balder faceva dei brutti sogni…>
(Neil Gaiman)
Questi incubi che angosciavano Balder preannunciavano la propria morte.
Odino si recò ad Hel, il mondo dei morti, dove purtroppo scoprì che era già tutto pronto per accogliere Balder, e non riuscì a scoprire quando e come il momento tanto temuto sarebbe arrivato. Nel tentativo di scongiurare un destino che sembrava ineluttabile, la madre Frigg radunò ogni essere esistente imponendo un giuramento universale:
“Nulla dovrà mai arrecare danno a Balder”.
Solo il Vischio, una piantina così giovane e inoffensiva, non fu interpellato e sottoposto al giuramento.
Convinti di aver risolto il problema, si tenne una festa con tutti gli dei per celebrare Balder: egli stava al centro e, a turno, gli dèi cominciarono a scagliargli qualsiasi tipo di oggetto e arma per dimostrare la sua invulnerabilità. Ad ogni lancio, qualsiasi sasso, lancia e spada rimbalzava su Balder senza procurargli danni, e gli dèi si divertivano ed esultavano.
Solo Hǫðr, fratello del dio del Sole, essendo cieco non poteva partecipare al gioco, e se ne stava in disparte ascoltando sconsolato le grida di gioia e le esclamazioni stupefatte che arrivavano dalla cerchia.
Loki, l’enigmatico dio del disordine, se ne accorse. Egli si avvicinò a Hǫðr e, dicendo di volerlo aiutare perché potesse divertirsi come tutti e celebrare suo fratello, gli diede in mano una freccia -costruita da Loki stesso- di vischio.
<Loki accompagnò Hǫðr attraverso la folla, verso il centro dell’assembramento. “Qui” disse Loki “Questo è un buon punto dove metterti. Adesso, quando te lo dico io, scaglia la freccetta.” (…). Un applauso accompagnato da risate ed evviva: Thor aveva lanciato in faccia a Balder una mazza fatta con legno nodoso di biancospino costellato di chiodi di ferro. Il bastone all’ultimo istante schizzò in alto sopra la testa di Balder e Thor si mise quasi a ballare. Fu una scena molto comica.
“Adesso” sussurrò Loki “Adesso, mentre tutti stanno ridendo.”
Hǫðr scagliò la freccia di vischio, come gli era stato detto. Si aspettava di sentire applausi e risate.
Nessuno rise, e nessuno applaudì.
Scese il silenzio.>
(Neil Gaiman)
Allora Hǫðr si rese conto che il suo dardo aveva ucciso suo fratello Balder.
Descrizione dell’opera:
Nel dipinto non è presente la figura di Balder, ma il protagonista della scena è Hǫðr, solo e nel silenzio più totale.
Egli ha appena scoccato la freccia di vischio verso il fratello: il suo braccio sinistro è ancora contratto come se stesse brandendo il dardo, davanti a lui comincia a scorrere tristemente del sangue e, sullo sfondo, la vetrata di un rosone (simbolo del Sole) si spacca in un cielo impregnato di una luce insanguinata.
In alto non c’è una nuvola, nessun vento soffia.
Il tempo è fermo e cala il silenzio, mentre Hǫðr si rende conto che Balder è morto.
Alessandra Vaghi